Una comunità energetica consiste in un’associazione tra cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali e piccole/medie imprese che decidono di unire le proprie forze con l’obiettivo di produrre, scambiare e consumare energia da fonti rinnovabili su scala locale.

Nascono come associazioni o cooperative e hanno bisogno di un’area dove installare l’impianto (o gli impianti) di produzione in prossimità dei consumatori. L’impianto può essere messo a disposizione da uno solo o più membri partecipanti o addirittura da un soggetto terzo.

Una volta messo in esercizio l’impianto, la comunità può chiedere al Gestore dei Servizi Energetici (GSE) gli incentivi previsti dalla legge per l’energia condivisa nella comunità.  Se nella stessa fascia oraria di produzione l’energia fosse superiore al consumo, si può rimetterla in rete vendendola al GSE o immagazzinarla in sistemi di accumulo per essere utilizzata di notte.

Le comunità energetiche rinnovabili sono una realtà ormai diffusa in molti Paesi del Nord Europa. Secondo la guida ENEA alle comunità energetiche, per il 2050 si stima che 264 milioni di cittadini dell’Unione Europea si uniranno al mercato dell’energia come prosumer (ovvero consumatori e al tempo stesso produttori di energia), generando fino al 45% dell’elettricità rinnovabile complessiva.